Dall’ambientazione circoscritta (…) alla coralità dell’impianto drammaturgico, da una certa, studiata lentezza del ritmo narrativo all’utilizzo di un rigoroso bianco e nero (la fotografia di Elemér Ragályi è uno degli elementi migliori del film), (…) l’indagine, implicita ma via via più serrata e pressante, dei segreti e delle colpe di un microcosmo la cui serenità è solo apparente. Un microcosmo che, nell’opera di Török, si rivelerà fin da subito scosso da tensioni di ogni tipo (…).
Stefano Lo Verme, movieplayer.it
Il film, costruito su uno sguardo a ritroso che ha il sapore del flashback solo indirettamente, aspetta un giudizio che non arriva se non nell’intimo di ognuno. Spettatori compresi.
Stefano Giani, blog.ilgiornale.it
(…) è un film perturbante, vivaddio, che osa e sbanda, e però ti lascia un segno addosso. E quella campagna ungherese percorsa dall’avidità, dalla rapacità, dalle miserie umane ricorda non solo il più livido e sconsolato Bela Tarr ma anche, soprattutto, altri film del passato (…) E come si fa a non pensare all’Ungheria di oggi, di adesso, con i suoi nazionalismi risorti e le chiusure identitarie e gli aroccamenti, con i suoi rigurgiti antisemiti? Si pensi solo agli attacchi continui a George Soros, di radici ebraico-magiare.
Luigi Locatelli, Nuovocinemalocatelli.it
1945 è un film curioso, una specie di western ungherese, rigoroso nel suo bianco e nero e rispettoso delle migliori regole di sceneggiatura.
redazione cinema, Internazionale
Film che emoziona e colpisce cuore e mente, nella proiezione speciale degli appuntamenti di “Chiacchiere & Ospiti” al Beltrade (…)
Giancarlo Grossini, vivimilano.it
presentato alla Berlinale l’anno scorso, dove è stato un po’ oscurato dal connazionale On Body and Soul, vincitore del Concorso. A ripescarlo è stata la passione (…) traducendo in azione positiva la giustificatissima insoddisfazione nei confronti della distribuzione italiana
Luca Mosso, TuttoMilano, Repubblica
(…) una perfetta ricostruzione d’ambiente: nulla di spettacolare, ma anche nulla di falso. (…) Nessun film esce a caso: questo rientra nella controversia politica sui risarcimenti per fatti di guerra. Ma 1945 serve bene la sua causa, perché è un film chiaro, intenso e asciutto.
Maurizio Cabona , Il Messaggero, 4 maggio 2018
(…) la piccola comunità una metafora della complicità all’olocausto (…)
Giovanna Branca, Il Manifesto, 3 maggio 2018
Bianco e nero, ben comtrastato. Funziona, per formare la giusta distanza nella permanente vicinanza. (…) Curiosa combinazione tra Gogol e Bela Tarr, riscatta qualche squilibrio in un finale memorabile
Il Giorno, La Nazione, Il Resto del Carlino, 4 maggio 2018
L’idea di villaggio come riflesso dell’intera società a sua volta pensata in termini di metastasi canceros, la trasmissibilità della colpa e quindii la corresponsabilità del male tutti elementi che fanno venire in mente Il nastro bianco di Haneke.
Matteo Marelli, FilmTv, 2 maggio 2018