Dieci film che meritano aspettando Sorrentino (…) la vita di un villaggio ungherese viene messa a soqquadro dall’arrivo in stazione di due ebrei ortodossi che scortano misteriose casse.

Giorgio Gosetti, Messaggero Veneto, 4 maggio 2018

La sceneggiatura è molto scarna dal punto di vista dei dialoghi e punta tutto su una realizzazione visiva – fatta di azioni e simbologie – in cui l’uso del bianco e nero risulta molto incisivo. Il regista indaga – attraverso le vicende personali dei protagonisti – il comportamento umano e le dinamiche dei gruppi e delle comunità in un senso più generale.

Alessandra Pappalardo, paroleacolori.com

Il terreno di gioco di 1945 somiglia a un insieme di cerchi concentrici: i due ebrei che per volontà loro camminano sul perimetro del villaggio, dettando le regole di una stasi ancora in vigore, le pattuglie sovietiche che dalle estremità circolano verso l’epicentro, e quest’ultimo, spaccato quasi tra i tentativi di movimento, redenzione o autoredenzione, ascolto della propria volontà, e il bisogno di mantenere lo status quo.

Pasquale Pirisi, sentieriselvaggi.it

Un film che sviluppa tematiche umane, sociali e storiche in un bianco e nero splendidamente evocativo: dispensando emozioni e concedendosi ad una piccola, elegante lezione di cinema.

Claudio Trionfera, panorama.it

(…) ribalta gli stereotipi delle consuete narrazioni sulla Shoah e senza facili retoriche racconta l’altra faccia della storia in un bianco e nero che affonda nello spettatore come un pugno allo stomaco. 1945 ci conduce nella zona grigia del dopo, nel calderone di un odio così radicato da sopravvivere alla guerra e all’occupazione nazista.

Daniela Gross, moked.it

Torok rende così la piccola comunità una metafora della complicità all’olocausto, riproducendone le dinamiche principali, anche con eccessivo schematismo: chi vi ha partecipato per convincimento, chi per codardia, chi per convenienza, la colpevolezza della Chiesa e delle istituzioni.

Giovanna Branca, Il Manifesto, 3 maggio 2018

Pochi dialoghi perchè tutto si esprime nel non detto, rivelando psicologie dominate dalla paura del ritorno di chi potrebbe voler indietro i propri averi e vendicarsi.Gian

Giancarlo Grossini, Corriere della sera, ed. Milano, 3 maggio 2018

Non perdete 1945, straordinario film di Ferenc Török in bianco e nero, datato agosto ’45, quando arrivano i russi in un villaggio ungherese insanguinato dal crudele filo nazista (…)

Maurizio Porro, Corriere della sera, 3 maggio 2018

Il regista Ferenc Török propone un approccio cinematografico raffinato e intelligente a un drammatico periodo di transizione della storia del suo Paese. 1945, col suo modo di procedere in maniera silenziosa ma inesorabile, ricorda anche un altro premio Oscar al miglior film straniero, Ida del regista polacco Paweł Pawlikowski. La pellicola di Ferenc Török ha una struttura narrativa ci cui malinconia e ironia si intrecciano in un crescendo di tensione.

artslife.com

1945 è un magnifico quanto tragicomico affresco delle miserie umane e come l’uomo per meri interessi economici e personali sia disposto a compiere qualunque cosa: anche una falsa delazione di un vicino ebreo e consegnarlo ai campi di sterminio. 1945 è un film ben scritto, diretto e magistralmente interpretato da un valido e solido cast (…).

Roberto Sapienza, nuoveedizionibohemien.it